I Sistemi di Accensione

Dalla loro invenzione ai giorni nostri, i progressi nel campo delle armi da fuoco e delle munizioni sono stati continui, ma un anno importante per la tecnologia di questo settore è il 1841: l’esercito prussiano testò il fucile “Dreyse Zündnadelgewehr“ o “Dreyse Modello 1841” ed immediatamente ne ordinò 60.000 esemplari. Questo fucile aveva un sistema a retrocarica, con otturatore che poteva essere caricato con cartucce di carta in rapida sequenza tanto da permettere ad un tiratore ben addestrato di sparare 5/6 colpi al minuto. Certo se paragonato ad oggi non era ancora un granché ma a quel tempo si trattava di un vantaggio militare davvero notevole.  

Dreyse Zündnadelgewehr
Armémuseum (The Swedish Army Museum), Public domain, via Wikimedia Commons

Ma come era costituita la cartuccia in questo nuovo fucile?

La cartuccia di questo fucile ad ago era costituita da un involucro di carta che conteneva carica, innesco e proiettile. Premendo il grilletto, l’ago perforava la parte posteriore della cartuccia fino ad arrivare circa a metà, dove colpiva una piccola quantità di fulminato sufficiente a determinare l’esplosione della stessa.

Il Sistema di Accensione anulare

Quello dell‘ 800 del secolo scorso è stato un periodo florido per lo sviluppo delle armi da fuoco e la loro tecnologia: mentre il Prussia si usava il “Dreyse”, in Francia si faceva già un ulteriore passo in avanti con la messa a punto del sistema anulare di Louis Nicholas Auguste Flobert (intorno al 1845). Questa invenzione fu in realtà la conseguenza logica della capsula a percussione di ottone. Flobert, infatti, ampliò la capsula fino a farla diventare una vera cartuccia, alla quale poi applicò un proiettile.

Rolgiati, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

L’innesco a base di fulminato di mercurio, rimaneva nell’involucro ed era collocato all’interno di una sorta di corona sporgente, inoltre questa soluzione darà pure il nome, anulare, al tipo di accensione. Questa è alla base anche delle nostre munizioni moderne, che la adottano ancora in diverse forme.

Il Sistema di Accensione a spillo

Sempre all’incirca nello stesso periodo, un altro francese, armiere e figlio d’arte, Eugène Gabriel Lefaucheux, ottimizzò la cartuccia a spillo, in realtà non solo, lo stesso, progettò e sviluppò un fantastico revolver adottato dalla marina imperiale francese dell’epoca. Questo tipo di munizione, era confezionata sulla base di un’invenzione del padre, Casimir, che fu poi brevettata nel 1850. La cartuccia era costituita da un involucro di rame dentro cui si trovavano la carica ed il proiettile.

Eugène Lefaucheux, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

 Dall’interno della base del proiettile, in cui era posta una piccola quantità di fulminato, sporgeva un piccolo spillo d’acciaio, il cane colpiva l’estremità dello spillo spingendolo dentro il bossolo, l’impatto con il fulminato, produceva una deflagrazione che, a sua volta incendiava la carica facendo partire il proietto.

Lefaucheux come molti altri fabbricanti di armi europei concepirono in seguito una serie notevole di armi per questo sistema ed il calibro delle cartucce andava da 2mm a 15mm ed erano presenti sul mercato anche cartucce a pallini con accensione a spillo.

Il Sistema ad Accensione centrale

Tutti i progressi visti fino ad ora, alla fine portarono allo sviluppo dell’attuale sistema a percussione centrale, che fu introdotto intorno al 1866. La cartuccia a percussione centrale è costituita da un bossolo di ottone, con alla base una capsula a percussione, la carica ed il proiettile compressi all’interno. La capsula a percussione è costituita da uno scodellino di ottone sistemato nel centro della base del bossolo: di cui il nome di accensione centrale. La capsula contiene uno strato di fulminato, sopra cui si trova la cosiddetta incudinetta. Quando lo spillo colpisce la capsula a percussione, questa viene deformata e spinta contro l’incudinetta provocando l’accensione del fulminato.

L’ipotetica sezione trasversale di una capsula a percussione permetterebbe di identificare chiaramente tutte le sue parti, dal fondello della cartuccia, alla capsula di percussione, per passare al fulminato, l’incudinetta terminando con la carica di polvere che risiede all’interno del bossolo stesso. Questo sistema permette dunque che, la fiammata del fulminato che si crea inizialmente, si propaghi attraverso la base del bossolo, incendiando la carica di polvere per spingere poi il proietto fuori dalla canna.

Ci sono due tipi di sistemi a percussione centrale, che dominano il mercato:

  • il sistema d’innesco “Berdan”, con due o più orifizi d’innesco
  • il sistema “boxer”, con un unico orifizio da innesco centrale
BERDAN
Hmaag, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
BOXER
Hmaag, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Entrambi sono ancora in uso ai nostri giorni, ma il boxer è il più diffuso. Lo sviluppo del sistema a percussione centrale ha portato alla diffusione di centinaia di calibri diversi dal .17 “Remington” al .700 “Nitro Express” e la prima cartuccia a percussione centrale fu proprio un .44 “Henry” prodotta da “winchester” per i fucili “Henry”.