Munizioni

Come abbiamo accennato negli articoli precedenti sull’evoluzione delle armi da fuoco, inizialmente i proiettili erano poco più che pietre smussate, per evolversi poi in palle di ferro e altri metalli vari.

Lo sviluppo del proiettile completo vero e proprio, cioè come lo conosciamo oggi, cominciò intorno alla fine del XVIII secolo, in contemporanea con lo sviluppo della rigatura delle canne che, fino a quel momento erano state lisce: la rigatura non è altro che un numero variabile di incisioni nella canna destinata a dare maggior stabilità alla traiettoria del proiettile imprimendo una rotazione sul suo asse all’atto dello sparo che ne rende il moto più stabile, rendendo così l’arma generalmente più precisa.

Il passo successivo fu la creazione di cartucce “mono contenitore”.

Le componenti del proiettile moderno erano: carica, innesco e bossolo. Inizialmente erano in carta o cartone, e successivamente in ottone.  Erano assemblate insieme in una cartuccia che non veniva più inserita attraverso la bocca della canna, ma direttamente nella culatta, che diventava dunque la camera di caricamento posteriore. Di fatto l’evoluzione avvenuta in questo periodo storico pose le basi per la fine delle armi ad avancarica.

L’arma doveva essere fabbricata in modo che la culatta potesse essere aperta per caricare la cartuccia e poi richiusa ermeticamente per resistere alla pressione del gas creato dalla deflagrazione della polvere. Questo sistema prende il nome di “azione” o “retrocarica”.

L’evoluzione delle cartucce si è avuta attraverso lo sviluppo di diversi sistemi: prima quello a spillo, poi tramite innesco detto “anulare” e poi con le cartucce a spillo.

La cartuccia a percussione anulare fu inventata da Luois-Nicolas Flobert, armaiolo francese, che intorno al 1845 costruì i primi fucili da caccia di calibro 6 mm proprio con cartucce a percussione anulare. In questo sistema, la miscela di innesco non è inserita in una capsula di ottone ma nel contorno interno della cartuccia stessa: pensa che questa soluzione è stata tanto importante nell’evoluzione tecnologica del munizionamento che, ancora oggi, le munizioni a innesco anulare sono abbastanza diffuse nelle armi di piccolo calibro.

All’inizio, la miscela di innesco era fatta di clorato di potassio, mercurio e antimonio solforico, e benché fortemente corrosiva fu la soluzione che rimase in auge fino al 1927, quando un signore di nome Remington introdusse la cartuccia a innesco anulareKleanbore”, la cui miscela di innesco era composta di nitrato di bario, diossido di piombo e trinitrotoluene.

Le munizioni ad innesco anulare ebbero un enorme mercato tanto da essere commerciate fino agli anni Quaranta del secolo scorso in diversi modelli e versioni dai piccoli calibri fino ai più grossi.

Un altro sistema che non possiamo dimenticare, se non per la sua breve durata sul mercato, fu quello delle cartucce a spillo: anche queste avevano la miscela di innesco contenuta nella cartuccia, ma erano fatte esplodere dalla percussione del martelletto proprio contro uno spillo che usciva dal lato della cartuccia. Questo sistema forse ormai troppo complesso per la tecnica dell’epoca ebbe poco successo, e dunque la sua popolarità fu davvero di breve durata.