Il fucile a pietra focaia ed il fucile a percussione

I primi veri fucili a pietra focaia furono prodotti intorno al 1600. Questo sistema assomigliava molto al sistema “snaphaunce”, ma aveva una differenza sostanziale, tecnologica: a differenza dei suoi predecessori, la piastra di acciaio ed il coperchio dello scodellino d’innesco erano combinati in un unico elemento ed il coperchio dello scodellino d’innesco presentava una piastrina verticale.

Fucile a pietra focaia
1. Cane 2. Pietra focaia 3. Martellina 4. Grilletto 5. Scodellino 6. Copriscodellino 7. Canna
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fc/Acciarino_pietra.svg

Quando si premeva il grilletto, il cane si abbatteva in avanti e la pietra focaia colpiva l’acciaio, il quale si piegava insieme al coperchio stesso: questo permetteva alle scintille create dallo sfregamento tra l’acciaio e la pietra focaia di essere convogliate nell’ innesco rimasto scoperto.

A volte questi fucili potevano montare un acciarino spagnolo detto “miquelet”: questa variante aveva le stesse prestazioni degli altri, le uniche differenze erano prettamente meccaniche, in quanto la piastrina d’acciaio era zigrinata e la molla del cane si trovava all’esterno sulla piastra del congegno.       

Già nel XVII secolo si hanno evidenze che gli scienziati fossero alla ricerca di sistemi che dessero più potenza ed affidabilità alla polvere da sparo e che aumentassero la distanza effettiva dei proiettili sparati.

Gli esperimenti fatti a questo riguardo sono stati davvero innumerevoli così come le sostanze e le miscele provate e sperimentate: tra le prime materie prime usate ricordiamo il mercurio e l’antimonio.

È con la metà del XVIII secolo che però si ebbe la vera svolta: il chimico francese Claude Louis Berthollet mise a punto un esplosivo a base di fulminato d’argento.

Nel 1798 l’inglese Edward Howard scoprì il fulminato di mercurio, che era pure più semplice da gestire e forse più economico. La vera rivoluzione si compì qualche anno dopo, quando il sacerdote scozzese Alexander Forsyth brevettò una capsula a percussione contenente proprio il fulminato di mercurio. Negli anni a seguire questo brevetto aiutò a dar vita ai fucili a percussione e svariati famosi armaioli cercarono di avocare a loro stessi i diritti di questo piccolo ma innovativo congegno.

Il principio di base del sistema era semplice: l’arma veniva caricata nello stesso modo delle armi a miccia, il martelletto (che aveva sostituito il cane), veniva messo in tensione e sul retro della canna era stato avvitato un cilindretto cavo denominato luminello. Per sparare, veniva sistemata una piccola capsula di rame riempita di fulminato proprio sul luminello: premendo il grilletto, una molla faceva in modo che il martelletto colpisse la capsula d’innesco e questo provocava una detonazione che si trasmetteva attraverso un foro incendiando la carica principale della canna.

Questo sistema fu usato per tantissimo tempo, subendo modifiche e rifiniture ma mantenendo il sistema “di base” tale e quale per lungo tempo, tanto che ancora alcuni revolver moderni a 5 o 6 colpi usano questo sistema.