Il corretto setup dell’equipaggiamento

Quali sono i fondamenti per un corretto setup dell’equipaggiamento?


Cos’è l’equipaggiamento inteso come setup, come si seleziona e quali sono gli aspetti da tenere in considerazione.

Se ti sei imbattuto in questo testo, è perché molto probabilmente stai per affrontare una nuova sfida, sei sul piede di partenza per una nuova avventura oppure sei un appassionato, ti piace vivere al limite e vuoi mettere alla prova te stesso e le tue capacità.

Quando affrontiamo il discorso Equipaggiamento ci troviamo sempre in una situazione critica per la nostra mente e iniziamo a riempirci la testa di mille domande. Iniziamo a fantasticare e ad immaginarci nelle situazioni più disperate e cinematografiche, in preda a mille disavventure da dover affrontare.

Ecco che poi iniziamo a navigare su internet e ci imbattiamo in video, blog e recensioni di gente che ci racconta di aver affrontato situazioni apocalittiche e che ci consiglia l’unico vero modo di allestire il nostro “set-up”.

Il web è come una giungla misteriosa, il discorso inizia a farsi interessante, ci appassioniamo, e ci addentriamo sempre di più in questa fitta boscaglia fino ad essere travolti da mille informazioni e suggerimenti che rischiano di confonderci le idee e che ci catapultano in una tempesta di pensieri e ipotesi completamente fuori da ogni logica per poi finire per comprare dotazioni a costi spropositati che in realtà non ci servono veramente e che molto probabilmente non useremo mai per quello per cui dovrebbero veramente essere utilizzate.

Quindi come scelgo il mio equipaggiamento?

Partiamo da una cosa fondamentale: non bisogna essere soldati o avventurieri per avere un proprio equipaggiamento.

Qualsiasi individuo che esercita un qualsiasi tipo di mestiere come il barbiere, il barman, uno chef, seleziona determinati tipi di oggetti che preferisce ad altri, con cui riesce a lavorare meglio e con cui stabilisce un “feeling” particolare. E’ proprio questo che fa la differenza, è proprio questo che ci trasforma in professionisti.

Non esistono scelte corrette e scelte sbagliate per allestire il tuo equipaggiamento. E’ vero bisogna fantasticare con la mente ed essere pronti ad ogni evenienza ma allo stesso tempo bisogna essere razionali e scegliere una cosa piuttosto che un’altra attraverso un ragionamento logico e adatto a noi stessi.

Il pezzo più importante è sicuramente la nostra mente. Usiamo il nostro cervello, conosciamo il nostro corpo e le nostre abilità e compensiamo alle nostre carenze aggiungendo pezzi che possono aiutarci a migliorare la nostra esperienza. L’equipaggiamento deve essere attagliato a noi stessi, dobbiamo indossarlo come un bel vestito e un bel vestito viene considerato tale quando esalta i nostri pregi e nasconde i nostri difetti.

Dobbiamo provare e riprovare mille volte, fare tanta esperienza perché spesso crediamo di aver pensato ad ogni evenienza e come ci insegna la legge di Murphy, ci ritroviamo ad affrontare proprio l’unico dramma a cui non avevamo pensato.

Quindi cosa fare?!

Provo a mettere sul campo la mia esperienza militare e raccontarvi il mio modo di ragionare da cui magari potete prendere spunto ma che assolutamente non dovete prendere come metodo definitivo perché come ho già spiegato prima, siamo diversi e l’equipaggiamento deve essere il profilo di noi stessi.

Partiamo da un set “EDC” (Every-Day-Carry), ovvero gli elementi essenziali, indispensabili e compatti, da tenere con noi quotidianamente.

Molto spesso gli EDC sono oggetti che si sposano perfettamente con qualsiasi tipo di attività (militare, escursione, campeggio ecc.) proprio perché sono indispensabili e fanno parte delle necessità dell’individuo.

Dopodiché ragioniamo sul lavoro che stiamo per fare, armiamoci di carta e penna ed iniziamo a tracciare uno schema dove correliamo gli elementi base ad elementi secondari ed al loro utilizzo.

A me piace stare comodo, prediligo equipaggiamenti leggeri, pratici, poco ingombranti e allo stesso tempo resistenti.

Devo essere libero di muovermi, di reagire e di poter essere d’aiuto ad un eventuale compagno in difficoltà. Non posso pensare di aiutare un altro se in realtà io stesso non riesco a sostenere la mia libertà d’azione. Tengo sempre in una tasca il mio kit EDC, in un’altra tasca un piccolo kit di sopravvivenza e una pinza multiuso attaccata alla cintura, che definisco elementi vitali.

Ecco perché in base al lavoro che svolgo, dopo svariate esperienze positive e negative, dopo molteplici tentativi e esperimenti fatti su me stesso, ho adottato questo tipo di suddivisione del materiale in diverse parti del mio set.

Dopodiché ho il mio “plate carrier” dove tengo gli altri elementi indispensabili per svolgere il mio lavoro.  E ci tengo a sottolineare “solo elementi essenziali” perché è la frase che più caratterizza il mio modo di fare scelte piuttosto che altre.

Con me porto sempre uno zaino dove inserisco elementi fondamentali, questo varia di dimensioni in base alla missione che dovrò svolgere ma con una sezione dedicata alla sopravvivenza di almeno 12ore in caso di situazioni sfortunate. Ogni mio zaino, indipendentemente dalla misura e dall’utilizzo è accomunato da una sezione con una razione di emergenza, e una maglia di ricambio. Sono abitudini che derivano da tanti corsi e poi messe in pratica negli anni e onestamente mi trovo bene, non ricordo di essere mai rimasto sguarnito di qualche cosa.

Ora, Anche per il discorso zaini, ho creato un EDC che poi è una cosa che involontariamente facciamo tutti quotidianamente. Vi sarà capitato di andare a lavoro e di non poter fare a meno di portare con voi una cartella, uno zainetto con le vostre cose per affrontare la giornata e magari elementi complementari a quelli che abbiamo addosso, ecco è lo stesso concetto di un EDC tattico.

Sviluppa la mentalità critica di “back-up”, di mettere sempre nello zaino almeno un doppione dei “kit vitali” in modo tale da mantenere integri quelli che abbiamo nelle nostre tasche, perché potrà accedere di doverli usare, magari perdere, averne bisogno quando sfortunatamente saremo lontani dal nostro zaino o in situazioni critiche, potrebbe anche accadere il contrario, ovvero smarrire lo zaino, dover essere costretti ad abbandonarlo o peggio ancora potrebbe essere messo fuori uso da cause di forza maggiore, per questo è utile avere un doppione dei “vitali”, che alcune dottrine chiamano “prima linea”.

Riassumendo, suddivido gli elementi in vitali, che porto sempre con me, in elementi indispensabili, che tengo nel “plate-carrier” e che possono cambiare in base al tipo di missione, e in elementi fondamentali che variano in base alla durata dell’attività.

Ciò non esclude il fatto che bisogna pensare allo stesso tempo anche ai dettagli che possono sembrare superflui ma che nel loro piccolo possono migliorare sensibilmente la nostra esperienza.

Insomma testate su voi stessi, adattate ogni cosa alle vostre necessità, dotatevi di prodotti funzionali e di qualità, non lasciate agli altri la facoltà di poter decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato per voi perché solo voi stessi potete sapere cosa siete in grado di fare.

B.V.


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